Il nome di Joseph Minala è diventato conosciutissimo all’inizio di quest’anno, quando sono iniziate a circolare alcune voci sulla sua finta data di nascita. Sul suo documento c’è scritto che è nato in Camerun nell’agosto del 1996, per molti però il giovane attaccante della Lazio avrebbe molti più anni di quelli dichiarati. Pochi di quelli che hanno ironizzato sulla vicenda si sono al contempo preoccupati di vedere come giocava questo ragazzo africano, non è il caso di Edy Reja che lo ha monitorato attentamente fino a farlo esordire in Serie A nella sfida dell’Olimpico con la Sampdoria, quando i biancocelesti si sono imposti all’Olimpico per 2-0.

In realtà delle sue qualità si può dubitare poco, quest’anno è stato più che decisivo per la conquista della Coppa Italia da parte della Primavera allenata da Simone Inzaghi realizzando cinque reti in altrettante partite, tre delle quali nella doppia finale vinta contro la Fiorentina. Gianluca Di Marzio ha intervistato Minala per Sky Sport, un modo per conoscere meglio la sua storia che come vedremo non è affatto semplice. Il camerunense racconta di essere arrivato nel nostro paese con la promessa di un provino, il tutto si è rivelato una truffa e ben presto si è ritrovato solo in un paese straniero:

Arrivai in Italia per un provino con il Milan, il viaggio andò anche bene. Ma giunto qui, il Milan non c’era. Per di più la persona che mi aveva promesso il provino, una volta arrivati alla stazione, mi diede un cellulare e mi disse di aspettarlo lì. Non ebbi più notizie di quel signore, mi abbandonò. L’ultima sua immagine fu quella di schiena alla stazione Termini. Andai subito alla polizia spiegando l’accaduto, non sapevo cosa fare. Pensavo mi rispedissero nel mio Paese, invece voglio ringraziare lo Stato italiano per avermi dato questa opportunità. Mi accompagnarono a un ospedale vicino, venni visitato da un medico, poi due poliziotti mi portarono in una comunità.

Minala viene affidato ad una comunità, impara l’italiano e continua a giocare a calcio. Sostiene dei provini con alcune squadre italiane di Serie A (Napoli e Roma tra queste) ma nessuno sembra essere interessato, fino a quando non arriva la Lazio. Si dice contento di vivere nel nostro paese, confessa di non essere mai stato protagonista di episodi di razzismo e dice la sua sull’argomento tornato alla ribalta con il gesto, spontaneo o studiato ma sicuramente efficace, di Dani Alves:

Nella comunità dov’ero ho recitato in una commedia dal titolo “Io non sono invisibile”. Per fare capire al mondo che, anche se abbiamo un colore di pelle diverso, siamo uguali agli altri. E aggiungo che io non sono mai stato protagonista di episodi di razzismo.

Sicuramente però si è parlato molto di lui e della sua data di nascita, durante la chiacchierata vuole tornare sullo spinoso argomento della sua reale età e ancora una volta, come è normale che sia, conferma quello che ha sempre sostenuto e cioè di avere 17 anni. All’inizio tutte le chiacchiere e le insinuazioni gli hanno dato anche fastidio, ma col tempo ha imparato a infischiarsene e a continuare ad andare avanti per la sua strada:

Io so bene chi sono. Sono Joseph Marie, sono nato a Yaoundé, in Camerun, il 24 agosto del 1996. Così è facile reperire informazioni su di me, a chi volesse posso anche dare un biglietto per le identificazioni. Sembro più grande? Penso di sì, la gente la vede così. Ma succede spesso nel mondo africano di dimostrare più anni di quelli che si hanno. I miei sono reali, anzi vi invito alla mia festa dei 18 anni.

Meglio rispondere con l’ironia o sul campo. Il laziale compirà 18 anni fra qualche mese e sembra essere avviato ad una carriera luminosa, il club della capitale si sfrega già le mani per l’ennesimo giovane interessante sfornato da vivaio, quest’anno si sono messi in luce in prima squadra ragazzi come Keita, Perea e Felipe Anderson, il prossimo potrebbe essere proprio lui.

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ultimo aggiornamento: 29-04-2014


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